La scuola cimiteriale

le correnti preromantiche

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  1. ShadowSun
     
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    La predilezione per temi cupi e sconfortati e gli atteggiamenti sentimentali e malinconici, che verso la meta' del XVIII secolo cominciavano a comparire nella letteratura di tutta l'Europa, non costituivano che i segni del rifiuto della serena quanto scettica ragione illuminista: serena perche' la fiducia nell'onniscienza delle facolta' razionali generava ottimismo; scettica poiche' le sue conclusioni ignoravano intere zone dell'animo umano delle quali lo stesso animo andava acquistando una maggiore sensibilita' (attraverso le suggestioni del sentimento). La sensibilita' per la morte, il suicidio, il dolore universale, la transitorieta' delle cose umane, era il sintomo anche dell'insoddisfazione per una societa' contraddittoria e deludente e per una casta di pensiero che non considerava l'interiorita' e l'aspetto spirituale della vita umana: un'insoddisfazione che si tramutava nella malinconia, nella riflessione, nella nostalgia, nel sogno, nel vagheggiamento dell'amore; talvolta anche nella ribellione, nello slancio passionale, nell'individualismo esasperato. Al centro di tutto questo, vi erano un sentimento doloroso della natura e dell'uomo e un desiderio di genuina autenticità, come la letteratura, traducendosi nel in gusto primitivo e barbaro.
    Nuove fonti di ispirazione furono i canti e le leggende dei popoli nordici e germanici, cosi' misteriosi e affascinanti, ma anche le fiabe e la poesia popolare, frutto di una fantasia schietta e di forti sentimenti.
    Non si tratta di una vera e propria scuola, piuttosto di una nuova sensibilità incarnata in una serie di poeti che non si conoscevano neppure tra di loro, fra cui i più noti Edward Young (Pensieri Notturni), Thomas Gray (Elegia su un cimitero di campagna) e James Macpherson (I canti di Ossian).

     
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    non sapevo esistesse una corrente preromantica *-* a scuola non ne avevamo mai parlato! mhà, le cose interessanti non te le insegnano mai -.-
     
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  3. ShadowSun
     
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    James Mcpherson ha poi dato origine alla poesia ossianica, ispirata all'omomino bardo Ossian, figura leggendaria dell'antica Scozia considerato come "l'Omero del Nord". In quest'opera il poeta riporta molti elementi presenti nella scuola cimiteriale in chiave epica: paesaggi notturni, tombe spoglie e illacrimate, le interrogazioni rivolte alla natura sul destino, le virtù cavalleresche nella rievocazione di un suggestivo passato barbarico.
     
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  5. ShadowSun
     
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    Di solito a scuola viene fatto qualche cenno, giusto per spiegare il passaggio dalla concezione illumistica e quella romantica, ma si tratta di un argomento molto interessante che sarebbe bello approfondire in questa sede. Molti artisti contemporanei continuano ad ispirarsi alle tematiche preromantiche
     
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    a noi nn hanno accennato un bel cavolo XD ero completamente estranea alla cosa
     
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  7. ShadowSun
     
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    Qui si può leggere l'intera opera di Edward Young, Pensieri Notturni:

    http://en.wikisource.org/wiki/The_Complain...%26_Immortality

    è in inglese, quindi non è molto facile da capire, però a mio parere le poesie sono molto più belle in lingua originale!
     
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    cncordo, però prima consiglio di leggerle tradotte e poi in lingua originale! le capisci del tutto e le gusti ^^
     
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  9. ShadowSun
     
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    Thomas Gray- Elegia scritta su un cimitero campestre (traduzione)

    Segna la squilla il dì, che già vien manco;
    Mugghia l'armento, e via lento erra e sgombra;
    Torna a casa il bifolco inchino e stanco,
    Et a me lascia il mondo e a la fosc'ombra.

    Già fugge il piano al guardo, e gli s'invola,
    E de l'aere un silenzio alto s'indonna,
    Fuor've lo scarabon ronzando vola,
    E un cupo tintinnir gli ovili assonna;

    E d'erma torre il gufo ognor pensoso
    Si duole, al raggio de la luna amico,
    Di chi, girando il suo ricetto ombroso,
    Gli turba il regno solitario antico.

    Di que' duri olmi a l'ombra, e di quel tasso,
    Ve s'alzan molte polverose glebe,
    Dorme per sempre, in loco angusto e basso,
    De la villa la rozza antica plebe.

    L'aura soave del nascente giorno,
    Di rondine il garrir su rozzo tetto,
    Del gallo il canto, o il rauco suon del corno
    Più non gli desterà da l'umil letto.

    Per lor non più arde il foco, o attenta madre
    A le sue cure vespertine attende:
    La balba famigliuola in grembo al padre
    Non repe, e baci invidiati prende.

    Spesso a la falce lor cesse il ricolto,
    Spesso domar le dure zolle i ferri.
    Come lieti lor tiro al campo han volto!
    Com' piegar sotto a' gravi colpi i cerri!

    Non beffi l'opre lor fasto superbo,
    L'oscura sorte, i rustici diletti,
    E non ascolti con sorriso acerbo
    De' poverelli i brevi annali e schietti.

    Qual per sangue, e real pompa s'onora,
    Quanto mai l'or, quanto beltà dar possa,
    L'istessa aspetta inevitabil'ora.
    Anco la via d'onor guida a la fossa.

    Nè tu sprezzar, o altier, cotesta tomba,
    Se non orna trofeo l'ossa sepolte,
    Nè bell'inno di lode alto rimbomba
    Per lunghe logge, e istoriate volte.

    Puote forse opra di scarpello arguto
    Richiamar l'alma a la sua spoglia ignuda?
    O può canto eccitare il cener muto,
    E allettar morte inesorabil cruda?

    Forse in questo negletto angolo alberga
    Spirto già pieno d'un ardor celeste;
    O man degna che tratti real verga,
    E vocal cetra a nobil canto deste.

    Ma lor Sofìa non svolse il gran volume,
    Che 'l tempo di sue spoglie ornò e distinse.
    Tarpò al bell'estro povertà le piume,
    E 'l corso a l'alme con suo gelo strinse.

    Chiare vie più che bel raggio sereno
    Chiude il mar gemme entro a' suoi cupi orrori;
    E non veduti fior tingono il seno,
    E per solingo ciel spargon gli odori.

    Forse un rustico Ambdèno ha qui l'avello,
    Che al tiran de' suoi campi oppose il petto,
    Un oscuro Miltone, od un Cromuello,
    Non mai del sangue de la Patria infetto.
    Tener grave Senato intento e fiso,
    Di duolo e danni non temer minaccia,
    Sparger su regni con la copia il riso,
    E la sua vita altrui leggere in faccia,

    Vietò lor forte: pur se non concede
    Che virtù emerga, fa che 'l vizio langue.
    Quindi nessun la via chiuse a mercede,
    Empio, nè al trono unqua nuotò pel sangue.

    Nessun di coscienza il verme rio
    Compresse, o spense un candido rossore;
    Nè incensi al lutto, e a la superbia offrio,
    Arsi a la fiamma de le sacre Suore.

    Lunge dal popolar tumulto insano
    Non mai torsero il piè dal dritto calle,
    Seguendo il corso lor tranquillo e piano,
    Per l'erma de la vita opaca valle.

    Pur a difender da villano insulto
    Quest'ossa, eretto alcun sasso vicino,
    D'incolte rime, e rozze forme sculto,
    Qualche sospir richiede al peregrino.

    I nomi e gli anni, senza studio ed arte,
    Di carmi in vece, indotta man vi segna,
    E con sacre sentenze intorno sparte,
    Al buon cultore di morire insegna.

    Chi mai chi de l'oblio nel fosco velo
    Questa affannosa amabil vita avvolse,
    E lasciò le contrade alme del cielo,
    Nè un sospiroso sguardo indietro volse?

    Posa, spirando, in grembo amico e fido
    L'alma, e chiede di pianto alcuna stilla.
    Da la tomba anco alza natura il grido,
    E sotto il cener freddo amor sfavilla.

    Ma se di te, che in semplice favella
    Narri storia di gente oscura umìle,
    Fia che brami saper qualche novella
    Quà giunto a forte spirto ermo e gentile;

    Spesso, forse dirà Pastor canuto,
    La rugiada crollar giù da l'erbetta,
    Frettoloso in su l'alba i' l'ho veduto,
    Per incontrare il Sol su l'alta vetta.

    Sotto quell'ondeggiante antico faggio,
    Che radici ha bizzarre e sì profonde,
    Prosteso e lento, al più cocente raggio,
    Fiso ascoltava il mormorar de l'onde.

    Ora ridente di schernevol riso
    Movea presso quel bosco il passo errante,
    Mormorando sue fole, or mesto in viso,
    O pien di cure, o disperato amante.

    Una mattina in su l'usato monte
    Io più nol vidi al caro arbore appresso:
    Venne poi l'altra, e pur in quella al fonte
    Non si mostrò, nè al poggio, o al bosco istesso.

    La terza al fin con lenta pompa e tetra
    Portar si vide al tempio: or t'avvicina,
    E leggi tu, che 'l fai, scolpito in pietra
    Lo scritto, sotto quell'antica spina.

    Giovane a fama ignoto et a fortuna
    Qui vien che in grembo de la terra dorma.
    Sofìa non isdegnò sua bassa cuna,
    E tristezza il segnò de la sua forma.

    Sincero era il suo cuore, e di pietate
    (E dal ciel n'ebbe ampia mercede) ardea.
    Un sospir, quanto avea, diè a povertate,
    E un amico impetrò, quanto chiedea.

    Più oltre non cercar, nè d'ir scoprendo
    Ti studia le sue buone, o le triste opre.
    Fra la speme e 'l timor, nel sen tremendo
    Di Dio si stanno, e denso vel le cuopre.

    il link per la versione originale:http://www.thomasgray.org/cgi-bin/display.cgi?text=elcc
     
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    wow, lunghina ma bella
     
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  11. DarKn£§$
     
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    un genio...
     
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  12. Belzenef
     
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    bello.... una scuola stilistica preromantica ma che, allo stesso tempo, si contrappone al neoclassicismo illumninista prendendo come riferimento la cultura nordica. Peccato che i "canti di Ossian" siano considerati un falso letterario..in ogni caso interessanti questi precursori di Foscolo o Goethe
     
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11 replies since 8/2/2010, 15:48   681 views
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